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SCI NORDICO
La storia
Lo sci come mezzo di locomozione nacque dall’esigenza dei popoli nordici e asiatici di muoversi in un ambiente coperto dalla neve per molti mesi all'anno. Anche d'inverno era questione di vitale importanza procurarsi il cibo con la caccia e la pesca. Un giorno qualcuno iniziò a mettersi ai piedi cortecce, rami intrecciati in grado di sostenerlo sulla neve, consentendogli così di inseguire gli animali cui dava la caccia o raggiungere fiumi e laghi in cui pescare. Con l'andare del tempo queste rudimentali racchette da neve subirono una lenta ma costante evoluzione che le portò, soprattutto nelle regioni dove il terreno era ondulato, a scivolare in modo da rendere meno faticosa e più veloce la marcia. Nelle regioni scandinave spesso cacciatori con ai piedi lunghe assi ricurve, inseguono cervi e bisonti. Da alcuni reperti ritrovati nelle torbiere della Svezia si ritiene che si utilizzassero uno sci più corto e uno più lungo. Quello corto, ricoperto di pelle, serviva per dare la spinta, per frenare e per cambiare direzione; quello lungo serviva per scivolare in velocità. Numerose sono le testimonianze storiche che parlano degli sci. A partire dalla mitologia scandinava, in cui si narra di un certo Leminkeinnen che usava uno sci corto e uno lungo. Addirittura Senofonte, storico greco vissuto attorno al IV secolo a.C. parla di popoli asiatici che usavano calzature speciali per avanzare agevolmente sulla neve. Un altro storico, Strabone, circa 30 anni prima della nascita di Cristo parla di "lamelle di legno" ricoperte di pelle usate per marciare sulla neve. Altre fonti descrivono lunghissime scarpe adottate dai mongoli per inseguire le loro prede sulla neve. Testimonianze più recenti ci giungono dai paesi scandinavi. Attorno al 1100 il re svedese Sverre vinse una battaglia nei pressi dell’odierna Oslo grazie all'utilizzo degli sci. Nel 1520 in Svezia Gustavo Vasa, ribelle contro la dominazione danese, dopo aver cercato di fomentare inutilmente la rivolta contro gli invasori, mentre si recava in esilio fu raggiunto sul confine da due sciatori mandati dagli insorti per farlo ritornare e guidare la rivolta. Epico fu il suo ritorno da Salen a Mora dove, unitosi ai ribelli, scacciò gli invasori e fu coronato re di Svezia con il nome di Gustavo I. In ricordo di questa epica impresa nel 1922 fu istituita una gara di gran fondo, la Vasaloppet (corsa di Vasa), di 90 km che si snoda sullo stesso percorso. Fu nella seconda metà dell’Ottocento che lo sci assunse anche connotati sportivi. La prima gara di cui ci sono notizie documentate risale al 1843. Si disputò a Tromsø (Norvegia) e fu vinta da un lappone che percorse i 5 km in 29 minuti. Nel 1884 si svolse la prima gara di gran fondo sulla ragguardevole distanza di 200 km, vinta in 21 ore dal lappone Lars Tourda. Confinati sia per conoscenza sia per utilizzo nelle regioni scandinave, gli sci ebbero il loro momento di notorietà internazionale grazie all'impresa del norvegese Fridtjof Nansen che, nel 1888 compì la traversata dell’inesplorata Groenlandia, utilizzando appunto gli sci. Il libro che scrisse divenne ben presto un best-seller in tutta Europa e contribuì a far conoscere lo sci al di fuori della sua terra d’origine.
Le tecniche
Nello sci di fondo la tecnica permette di avanzare sulla neve con l'utilizzo coordinato di sci e bastoncini, durante la sua evoluzione si sono create due tecniche distinte: la tecnica classica e la tecnica libera, si differenziano in base al sistema con cui si trasferisce la forza delle gambe al suolo per creare la propulsione, entrambe le tecniche hanno poi una serie di differenti passi per poter coordinare la spinta di braccia con quella di gambe alle diverse velocità. Nella tecnica classica la spinta di avanzamento delle gambe deve essere trasferita alla neve tramite la formazione di attrito statico tra lo sci e la neve come quando si cammina o si corre sfruttando l'attrito tra la scarpa e il terreno, mentre nella tecnica libera la spinta viene trasferita tramite contrasto, in una prima fase lo sci scava un solco nella neve sulla parete del quale può appoggiarsi per permettere la propulsione in avanti come un pattino nel ghiaccio; per quanto riguarda la spinta laterale nei cambi di direzione, entrambe le tecniche usano lo stesso passo che trasferisce la forza tramite contrasto. La tecnica classica è regolamentata e nello svolgimento di gare riservate a tale tecnica è vietato usare i passi della tecnica libera, mentre nella tecnica libera si può fare uso anche di passi della tecnica classica. La tecnica libera consente una velocità media maggiore di circa l'8-9% rispetto alla tecnica classica.
La tecnica classica
La tecnica classica, detta anche per brevità, il classico, è stata l'unica praticabile fino agli anni 80, questo causa dei limiti tecnologici nella battitura della pista che imponevano agli sci di muoversi paralleli al senso di marcia, spesso i solchi erano tracciati da alcuni sciatori dello skiclub locale con il loro passaggio nella neve fresca. Si esegue aiutandosi con due solchi nella neve battuta larghi poco più degli sci, detti "binari", che corrono lungo il lato della pista, questi guidano lo sci senza bisogno che lo sciatore debba correggere la loro direzione, e creano una base d'appoggio efficiente per lo sci, tuttavia su salite molto ripide e per curve con un raggio troppo stretto si deve procedere al di fuori di questi. I bastoncini trasmettono la spinta degli arti superiori e si piantano nella neve per mezzo del puntale, mentre gli sci trasmettono le spinta degli arti inferiori, per permettere la formazione dell'attrito statico e quindi la fase di spinta con le gambe lo sci deve essere fermo e tutto il peso del corpo deve gravare su quello sci col quale si intende spingere, per coordinare la spinta delle braccia e quella delle gambe vi sono diverse sequenze di movimenti che prendono il nome di passi, i principali sono:
- il passo alternato, si compone di una spinta di gamba con una contemporanea spinta del braccio opposto e di una successiva spinta con l'altra gamba e l'altro braccio che verranno continuamente per l'appunto alternati, eseguendo questo passo si assume una movenza simile a quella di un corridore. Con questo passo si riesce a sviluppare molta forza e poca velocità è quindi adatto a tratti di salita.
- il passo spinta, si compone di una spinta contemporanea di entrambe le braccia con un piegamento in avanti del busto, una volta esaurita questa si spinge con la gamba e contemporaneamente si riporta il busto in posizione eretta e le braccia davanti a se pronte per una nuova spinta. Con questo passo si riesce a sviluppare una discreta forza e una buona velocità è quindi adatto ad accelerazioni e tratti di falsopiano in salita.
- la scivolata spinta, si compone di una spinta contemporanea di entrambe le braccia con un piegamento in avanti del busto, ci si riporta poi alla posizione iniziale con uno slancio in avanti delle braccia per sfruttare la loro inerzia, non essendoci spinta di gambe gli sci non si devono mai fermare. Con questo passo si riesce a sviluppare poca forza e molta velocità è quindi adatto a tratti di pianura e falsopiano in discesa.
Vi sono comunque anche altri passi come la "spina di pesce", in cui si esegue il movimento dell'alternato ma con gli sci aperti a V, questo comporta di poter trasferire per attrito una forza maggiore ma perdendo la possibilità di far scorrere lo sci e quindi riducendo molto la velocità di avanzamento, o come il "passo finlandese", che è una variante del passo alternato in cui però si effettua in modo alternato una spinta ed una semplice oscillazione del bastoncino, ed il "passo triplo", un'altra variante del passo alternato in cui si effettuano due spinte con ogni bastoncino e un'oscillazione con un bastoncino, rispettivamente servono a coordinare i movimenti se vi è una forte pendenza laterale o difficoltà di appoggio dei bastoncini, questi ultimi due passi sono ormai in disuso. Tutte le forze sono espresse su piani paralleli alla linea di avanzamento, quindi non esistono grosse dispersioni, ma la necessità di ancorare gli sci crea un limite nell'utilizzo degli arti inferiori, per questo con l’aumento della velocità si utilizza il passo spinta e successivamente la scivolata spinta. Per creare l'attrito necessario alla tenuta dello sci vi sono principalmente due modi, uno consiste nel stampare nella parte centrale della soletta dei rilievi, detti "squame", che vadano a piantarsi nella neve ma riducono di molto la velocità, un altro sistema è quello di usare una resina detta sciolina, sempre nella sola parte centrale dello sci, creando una superficie con un alto coefficiente di attrito statico con la neve ma un basso coefficiente di attrito dinamico, permettendo buone tenuta e scorrevolezza, per ogni tipologia di neve è però necessario utilizzarne un tipo specifico rendendo l'operazione di scelta e applicazione molto delicata. In particolari condizioni di neve (solitamente neve cadente), è possibile utilizzare uno sci con soletta da sciolina passando la parte centrale della soletta con carta vetrata, tale operazione viene definita "pelo", perché la soletta dopo essere trattata in questo modo assume un aspetto lanuginoso; per questa operazione vi sono anche sci con solette particolari dette "chimiche", che hanno una maggiore resa in tali situazioni di neve. Nelle competizioni riservate alla Tecnica Classica è assolutamente vietato ogni tipo di passo di pattinaggio o skating.
Lo skating o pattinato
La tecnica del pattinato o skating (spesso impropriamente indicata come tecnica libera, denominazione che indica più propriamente, nell'agonismo, le gare in cui è possibile adottare entrambe le tecniche a proprio piacimento) è piuttosto giovane poiché incomincia a fare la sua comparsa agli inizi degli anni 80, in seguito al miglioramento delle tecnologie di battitura delle piste con motoslitte e gatti della neve, che permettevano di realizzare uno spazio più ampio di neve compatta ai lati del binario rispetto alla battitura manuale. Ad alto livello uno degli sperimentatori di un nuovo passo fu il finlandese Pauli Siitonen che, nella stagione invernale 1981 - 82, cominciò ad usare un passo che venne poi chiamato dai tecnici federali come "scivolata spinta pattinata", comunemente chiamata "passo Siitonen" o anche "marathon step", sostanzialmente consiste nel procedere con uno sci che scorre nel binario, mentre tenendo l'altro in direzione obliqua al senso di marcia si dà la propulsione, inizialmente gli atleti continuavano a sciolinare gli sci facendo una sorta di tecnica mista durante la gara. La conferma della bontà di questo nuovo modo di progredire, che non necessitava di sciolina di tenuta rendendo gli sci molto più veloci, la diede lo statunitense Bill Koch nella stagione successiva in cui riuscì, primo e ultimo fondista americano, ad aggiudicarsi la Coppa del Mondo. Nata inizialmente come tecnica puramente agonistica, è stata ben presto assimilata anche da sciatori meno provetti, ai quali risulta più appetibile in quanto non sono necessarie le operazioni di sciolinatura prima della partenza da molti considerate tediose, e nemmeno gli anni d'esperienza indispensabili per scegliere la sciolina corretta in base alle condizioni climatiche (che rimane un'operazione molto delicata in quanto un errore può rendere impossibile l'avanzamento in tecnica classica), ed anche per merito della Scuola Italiana di Sci. Nella tecnica di pattinaggio gli sci non procedono nel binario, ma scorrono alternativamente, divaricati di punta, su un terreno privo di tracce e diagonalmente rispetto al senso di marcia. A differenza della tecnica classica, lo sci, durante la spinta dell’arto inferiore, è sempre in movimento, di conseguenza i tempi di applicazione della forza possono essere prolungati. Il contatto sci/neve avviene principalmente con lo sci piatto, o per i passi più veloci inizialmente sullo spigolo esterno e poi portato in piano. Per ottenere poi la spinta lo sci deve essere posto sullo spigolo interno e divaricato di punta in modo da creare una superficie di appoggio sulla quale fare contrasto ed imprimere quindi la forza di spinta. Il vantaggio, in termini di rendimento, è che durante l’azione di spinta dell’arto inferiore lo sci continua a scorrere nella sua direzione consentendo così allo sciatore di mantenere la velocità anche in fase di spinta. La velocità di avanzamento, per la quale si riesce a trasferire forza anche con gli arti inferiori, risulta così più elevata rispetto alla tecnica classica permettendo velocità in piano più elevate, inoltre gli sci senza sciolina di tenuta ma trattato con paraffine per la scorrevolezza su tutta la sua lunghezza risulta inoltre più veloce, tuttavia questa tecnica impone di procedere a "zig-zag" aumentando la distanza percorsa con un'ampiezza maggiore all'aumentare della pendenza in salita rendendo meno efficiente questo passo nei tratti di forte salita. I passi della tecnica di pattinaggio presentano sempre il lavoro degli arti inferiori e si eseguono fuori dalle tracce perché sono composti da continui cambi di direzione. In ogni passo di pattinaggio il peso del corpo deve essere sullo sci che scorre e il busto deve seguirne la direzione, gli arti superiori coadiuvano l’azione di spinta di quelli inferiori, muovendosi il più possibile vicini al piano sagittale in modo da indirizzare le spinte nella direzione di avanzamento. Come nella tecnica classica vi sono diverse sequenze di movimenti per coordinare la spinta di braccia e gambe, i passi principali sono:
- il passo corto o da salita, viene eseguito con gli sci particolarmente aperti a V (la loro inclinazione rispetto al senso di avanzamento dipende dalla forza delle braccia dello sciatore), si compone di due tempi, nel primo si esegue una pattinata e una contemporanea spinta con braccia e busto, il quale deve essere rivolto nella direzione dello sci che in quel momento scorre, in un secondo tempo si esegue una pattinata con l'altro sci sollevando il busto per riportarlo nella posizione iniziale. I tempi ridotti di questo passo non permettono al busto di cambiare direzione verso il secondo sci ma solo ruotare un po' per aiutare la scorrevolezza in quella direzione, ad ogni ciclo le braccia spingono sempre verso lo stesso sci (destro o sinistro) rendendo questo passo asimmetrico. Con questo passo si riesce a sviluppare molta forza e poca velocità è quindi adatto a tratti di salita.
- il passo doppio, in questo passo gli sci sono divaricati con un'inclinazione inferiore rispetto a quella passo corto, anche in questo passo si esegue una pattinata e una spinta di braccia con il relativo piegamento del busto come nel passo corto ma la fase di riposizionamento del busto viene eseguita mentre si scorre in equilibrio sullo stesso sci, il busto è direzionato lungo la traiettoria dello sci che scorre, una volta esaurita la propulsione si gira il busto nell'altra direzione e si ricomincia con un'altra spinta, tale passo risulta simmetrico in quanto impegna allo stesso modo il lato destro e quello sinistro del corpo. Con questo passo si riesce a sviluppare una discreta forza e una buona velocità è quindi adatto ad accelerazioni e tratti di falsopiano in salita.
- il passo lungo, in questo passo gli sci sono divaricati con un'inclinazione inferiore rispetto a quella passo doppio e di quello corto, si parte con una pattinata e una spinta braccia con un piegamento in avanti del busto, il quale deve volgere verso la direzione dello sci che scorre, esaurito questo movimento il busto ruota nella direzione dell'altro sci, si riporta poi alla posizione iniziale con uno slancio in avanti delle braccia per sfruttare la loro inerzia e una contemporanea pattinata dello sci sul quale fino a poco prima si scorreva, questo passo risulta asimmetrico. Con questo passo si riesce a sviluppare poca forza e molta velocità è quindi adatto a tratti di pianura e falsopiano in discesa.
Vi sono anche altri passi nella progressione di velocità della tecnica libera ad esempio gli arti superiori, con l'incremento della velocità, non riescono più ad eseguire spinte efficaci e l’azione propulsiva viene assicurata solamente dalla spinta degli arti inferiori, se invece le pendenze non permettono di avanzare con il passo corto si può eseguire la "pattinata alternata" che consiste nel procedere con spinte composte da una pattinata coadiuvata dalla spinta di un singolo braccio, ciò permette di aprire maggiormente gli sci e ridurre quindi la forza necessaria per salire ma con un frte aumento della distanza percorsa a scapito della velocità di avanzamento. Alcuni passi sono asimmetrici perché nel loro ciclo le spinte di braccia e busto si direzionano sempre verso un singolo lato del corpo, per ovviare a questo problema si dovrà ogni tanto cambiare lato di spinta introducendo un passo doppio oppure tralasciando una spinta di braccia, nel caso di pendenze laterali della pista si deve comunque tenere il lato per cui le spinte di braccia aiutano a risalire la pendeza. Nelle competizioni riservate allo Skating si usa in realtà il termine tecnica libera per indicare la possibilità di utilizzo sia della tecnica classica sia dello skating.
La tecnica di virata
Sia nella tecnica classica (per curve strette o nei cambi di binario) che nella tecnica libera il cambio di direzione viene eseguito nel medesimo modo: prima si porta lo sci interno alla curva nella nuova direzione poi con una pattinata e una spinta di braccia si crea una forza laterale che andrà a creare la forza centripeta necessaria e contemporaneamente una forza propulsiva per mantenere la velocità, questo movimento viene ripetuto fino a che non è esaurito il tratto in curva. Se la velocità è troppo elevata le braccia non riescono ad intervenire, quando poi la velocità è molto elevata rispetto al raggio di curvatura della pista si dovrà invece eseguire una derapata, ponendo entrambi gli sci nella nuova direzione e con una pressione su di essi creare la forza centripeta perdendo però molta della velocità posseduta ad inizio curva.
La tecnica di discesa
La pista in discesa, come del resto qualsiasi altro terreno, fa parte integrante dell’orizzonte del fondista. Non è possibile definire un buon fondista chi ha carenze tecniche in discesa. Affrontare una discesa ha significati differenti in relazione al livello tecnico del fondista: l'agonista ricerca il massimo della velocità, il turista il controllo della propria andatura, l’escursionista la sicurezza. Per rispondere a tutte queste esigenze sono stati messi a punto esercizi applicabili alle differenti situazioni di pendio. Così come nella tecnica classica e nel pattinaggio, gli esercizi messi a punto per affrontare una discesa si sono evoluti nel corso degli anni di pari passo con il mutare delle condizioni di battitura delle piste e, successivamente, con quello dell'attrezzatura. In discesa l'esecuzione tecnica è, in primo luogo, un adattamento della propria andatura al terreno che si sta affrontando, intervengono poi l'abilità tecnica dello sciatore e la finalità che ci si prefigge. La battitura meccanica delle piste ha portato, a partire dagli anni 80, ad un atteggiamento tecnico nei confronti delle discesa più dinamico. A questo ha contribuito anche il perfezionamento dei sistemi scarpa/attacco che hanno aumentato la sensibilità e la precisione di guida. La scorrevolezza uniforme degli sci, le scarpe con tomaia medio - alta anche nella tecnica classica, la maggior uniformità del terreno hanno reso meno problematica la ricerca e il mantenimento dell'equilibrio. Hanno inoltre portato ad un aumento della velocità media, di conseguenza anche i movimenti si sono velocizzati. Nelle curve in discesa, a parità di capacità tecniche, dove una volta si manteneva un atteggiamento passivo ora si agisce in modo più attivo e funzionale al terreno per cercare di trovare un equilibrio ideale tra forza centrifuga e forza centripeta evitando decelerazioni inutili. Va detto che gli sci da fondo sono studiati per avere il minimo attrito con la neve e il minor peso possibile, a scapito della manovrabilità, ci si deve quindi aspttare forti accelerazioni e instabilità degli sci rispettivamente per pendenze e velocità ritenute normali nello sci alpino. Per la ricerca della massima velocità si deve porre il peso equamente distribuito su entrambi gli sci, le gambe devono assecondare l'andamneto del terreno ma mantenere la giusta pressione per stabilizzare gli sci, la pusizione del busto deve essere il giusto compromesso tra la ricerca l'aerodinamicità e il riposo degli arti inferiri, infatti mantenendo il busto troppo piegati si rischia di affaticare i muscoli quadricipiti. Per il controllo della velocità ci principalmente due tecniche: lo "spazzaneve" che consiste nel divaricare le code degli sci e fare pressione sugli stessi in modo da realizzare un attrito con la neve, la "raspa" che consiste nell'afferrare con le mani entrambi i bastoncini uniti e tenerli in mezzo alle gambe usandoli per grattare la neve come fa un aratro nel terreno (si può eseguire anche una combinazione contemporanea delle due tecniche). Sicuramente lo spazzaneve risulta più efficace ma ha bisogno di maggiore spazio mentre la raspa può essere eseguita anche con gli sci paralleli, il primo quindi si adatta melgio alle moderne tecniche di battitura delle piste mentre il secondo è un retaggio dei tempi in cui le pieste erano battute manualmente.
Attrezzatura
Per la pratica dello sport dello sci di fondo si usano sci privi di lamine e di una larghezza media di 4,5 centimetri attaccati con scarpette particolari, che si fissano solo in punta, consentendo al tallone di sollevarsi liberamente. Nella tecnica classica sono più basse e meno avvolgenti per permettere il movimento della caviglia; al contrario nello skating la scarpa è essenziale che tenga ferma l'articolazione in quanto la posizione di sciata del piede è quasi sempre obliqua. Nell'alternato gli sci hanno una soletta che nella parte centrale (zona del "ponte", in cui lo sci non aderisce alla neve con il solo peso umano bensì necessita di una ulteriore compressione) viene trattata in differenti modi per garantire la tenuta in fase di spinta. Nel pattinato si ha invece una soletta interamente paraffinata per una migliore condizione di scivolamento. Ulteriori differenze fra le due tecniche nell'ambito dell'attrezzatura sono relative all'altezza di bastoncini e sci: in tecnica classica si hanno sci più lunghi e bastoni più corti, in pattinato viceversa.